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L'ESCALATION DEI PREZZI DEL GAS NATURALE

Articolo a cura di  Giovanni Cannari
Revisione a cura di Federico Grossi

​Nonostante i prezzi del gas naturale stessero già registrando da tempo un consistente rialzo, alcuni consumatori, hanno subito un aumento della tariffa fino al triplo rispetto ai periodi precedenti. Questo fenomeno non è avvenuto in modo uniforme, ma ha colpito un gruppo specifico di consumatori, lasciando molti a chiedersi il motivo di tale disparità. Per comprendere le ragioni di questa grande differenza nei prezzi, è necessario esaminare le dinamiche economiche e gli interventi legislativi che si sono susseguiti a partire dall’estate del 2022. 

1. Il mercato del gas naturale

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Il mercato del gas naturale non è molto differente rispetto ad altri mercati e presenta dinamiche di non difficile comprensione tantoché si presta ad una semplificazione di base. Tale mercato presenta tre principali soggetti: le società produttrici, le società fornitrici ed i consumatori. Le prime vendono il gas che estraggono o importano alle seconde, le quali, rivenderanno la materia prima ai consumatori aggiungendo un certo margine. Le società produttrici e quelle fornitrici sono solite commerciare la materia prima nei punti di scambio virtuali. Un punto di scambio virtuale non è altro che il luogo nel quale la vendita del gas avviene. In altre parole, è il luogo nel quale si verifica l’incontro tra domanda ed offerta, una cosiddetta Borsa (non molto diversa dalle Borse finanziarie). A livello Europeo esistono molti mercati nei quali gli operatori del settore hanno la possibilità di incontrarsi e trattare, tuttavia, alcuni di questi sono più importanti di altri. Il maggior mercato europeo di riferimento per il gas naturale ha sede nei Paesi Bassi ed è noto come Title Transfer Facility (TTF). Esistono mercati simili in altri paesi dell'Unione Europea, come ad esempio il Punto di Scambio Virtuale (PSV) in Italia. Tuttavia, è il TTF olandese che solitamente viene utilizzato per stabilire i prezzi di riferimento per l'intero continente europeo. Pur essendo relativamente piccolo, se paragonato con altri mercati come quello statunitense, il prezzo che si impone nel TTF è in grado di condizionare i prezzi al dettaglio a livello europeo. 

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2. La liberalizzazione e il ruolo di ARERA

Fondamentale ai fini della comprensione del funzionamento del mercato del gas in Italia è ricordare che a partire dagli anni Novanta l’Italia ha intrapreso un processo progressivo di liberalizzazione dei mercati energetici. La liberalizzazione di questi mercati ha permesso l’ingresso di diversi player e quindi l’instaurazione di un regime di concorrenza fra le imprese. Il principale vantaggio di un mercato concorrenziale lo si riscontra nella possibilità per i consumatori di poter scegliere fra le differenti offerte quelle per loro maggiormente vantaggiose. Tuttavia, un sistema del genere presuppone che il consumatore sia consapevole e in grado di scegliere. 

 

Al fine di garantire un graduale approdo alla liberalizzazione totale, fin dalle origini era stato previsto un “mercato regolato” (c.d. a maggior tutela) che accogliesse tutti i clienti fino al loro volontario passaggio al “mercato libero”. Tale mercato, parallelo ed alternativo rispetto al mercato libero, è regolato dallo Stato, in particolare dall’ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambienti). La maggior tutela non era stata pensata per essere permanente ed appunto doveva essere revocata già a partire dall’inizio del 2023. Tuttavia, a causa dell’attuale emergenza, si è deciso di prorogare tale data al 10 gennaio 2024. Il vantaggio di questo meccanismo rappresenta allo stesso tempo la ragione che ha indotto al suo mantenimento: il prezzo, essendo protetto dall’ente regolatore, non viene alterato senza giustificati motivi. L’ARERA ha il compito di stabilire a quale prezzo dovrà essere commerciato il gas nel mercato tutelato (c.d. prezzo tutelato ARERA). 

 

Ai fini del calcolo del prezzo tutelato, ARERA considera moltissimi fattori, tra cui gli indici sul costo della materia prima. Un indice di riferimento del costo del gas naturale è un parametro utilizzato per stabilire il prezzo del gas naturale nei contratti di acquisto e vendita. Data la sua importanza, ARERA per molti anni ha utilizzato l’indice collegato al mercato virtuale TTF, il PFOR. Nello specifico il PFOR, aggiornato ogni trimestre, viene determinato considerando le quotazioni sul mercato TTF nel secondo mese del trimestre precedente. Tale indice si caratterizza per essere tendenzialmente stabile adeguandosi con più lentezza rispetto ad altri indici. 

 

Nonostante il prezzo determinato da ARERA in linea teorica si applichi solamente ai contratti a mercato tutelato, è prassi consolidata che anche le società fornitrici adeguino le offerte per il mercato libero all’indice con cui ARERA determina il prezzo del gas. Una dinamica di questo tipo viene a crearsi considerando che in primo luogo il prezzo determinato da ARERA è orientato alla finalità di garantire il maggior risparmio ai consumatori e che l’adeguamento ai metodi di calcolo rappresenta solitamente per le società fornitrici dimostrazione di buona condotta verso i loro clienti. Questo metodo di adeguamento generale all’indice ARERA aiuta i fornitori a dimostrare ai consumatori che le offerte del mercato libero sono più/meno convenienti. Se si usassero indici diversi, sarebbe più complicato fare un confronto fra le differenti offerte perché un consumatore dovrebbe confrontare periodi più lunghi di formazione di prezzo per capire la convenienza di un indice rispetto all’altro.

3. I motivi della crisi energetica

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Come è noto negli ultimi anni il mercato del gas naturale ha subito una forte crisi caratterizzata da un grande innalzamento dei prezzi. Gli aumenti sono iniziati a marzo 2021 a causa delle speculazioni sui principali mercati del gas. Tali speculazioni furono principalmente dovute alla ripresa della produzione a seguito dell’allentamento delle misure di lockdown. A ciò deve essere aggiunto anche il contesto politico che si è venuto a sviluppare a seguito dell’inizio della guerra in Ucraina. Le tensioni internazionali hanno generato principalmente tre effetti: 

  1. Incertezza nei mercati energetici e minori scambi effettuati sugli stessi; 

  2. Ansia dei consumatori e degli operatori di mercato provocata dal forte impatto mediatico attorno alla crisi del mercato del gas; 

  3. Ansia da stoccaggio dei paesi europei che per scongiurare il pericolo di rimanere a secco nell’inverno hanno cercato di acquistare il maggior quantitativo di gas disponibile sul mercato. 

Questi fattori cumulati hanno generato ad agosto 2022 un innalzamento del prezzo del gas naturale fino a circa 340 euro/megawattora (pre-pandemia il prezzo del gas mediamente si attestava attorno ai 25 euro/ megawattora).

4. Gli interventi del governo e le decisioni di ARERA

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Dato il ragionevole timore che le società fornitrici avrebbero potuto approfittarsi della situazione modificando unilateralmente i contratti di vendita di gas (ai fini di speculazioni o recupero di perdite), aggravando quindi maggiormente i prezzi dei contratti ai clienti finali, il Governo ha deciso di emanare il decreto Aiuti bis. Tale decreto ha avuto lo scopo di proteggere i consumatori e persegue il suo obbiettivo sospendendo la possibilità per le società di rinnovare unilateralmente le condizioni economiche dei contratti di gas. 

 

Il prezzo del gas calcolato secondo il PFOR considera il trimestre precedente rispetto al quale la materia prima viene venduta. Ai fini esemplificativi: il prezzo che i consumatori pagano a dicembre non si calcola sulla base del prezzo reale che il gas ha avuto nel trimestre ottobre-dicembre ma a quello che si era affermato nel periodo luglio-settembre. Ad agosto 2022 il prezzo calcolato al PFOR aveva raggiunto il suo picco massimo e le conseguenze di questo innalzamento di prezzo sarebbero ricadute sui consumatori proprio nel periodo ottobre-dicembre 2022. ARERA, con lo scopo di evitare che i clienti al mercato tutelato fossero investiti da prezzi del gas calcolato in tale maniera, ha deciso di modificare l’indice di riferimento passando all’italiano PSV. 

 

Il PSV, a differenza del PFOR, si aggiorna mensilmente e perciò permette di calcolare il prezzo di vendita sulla base del prezzo del mese in corso. Tramite il cambio di indice i consumatori con contratto al mercato tutelato hanno potuto godere di un prezzo più competitivo. Dopo agosto infatti i prezzi, in tutti i mercati, si erano abbassati e il calcolo al PSV ha permesso appunto di far emergere sul prezzo della materia prima questa fluttuazione in negativo. 

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 5. Gli effetti degli interventi sui rinnovi contrattuali 

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Le società fornitrici tendono a adeguarsi alle indicazioni fornite dall’ARERA per le modalità del calcolo del prezzo da far pagare al consumatore. Normalmente queste avrebbero potuto modificare unilateralmente le condizioni contrattuali e passare al calcolo effettuato per mezzo del PSV. Tuttavia, questa possibilità sembrava a prescindere preclusa proprio a causa del “decreto Aiuti bis”. In realtà nella sua formulazione il decreto non era molto preciso e non specificava quali modifiche contrattuali erano precluse. ARERA e AGCM, perciò, ad inizio ottobre sono intervenute specificando che la preclusione delle modifiche era da ritenersi operativa solo per i contratti le cui condizioni economiche non erano giunte a scadenza naturale. Detto diversamente, esse hanno interpretato il decreto secondo la lettura per cui tutti i contratti nei quali le condizioni economiche erano giunte a scadenza naturale potevano essere modificate, previo preavviso ai clienti. Quindi dal mese di ottobre, alcuni contratti, quelli nei quali le condizioni economiche erano giunte a scadenza oppure i nuovi contratti stipulati a seguito del cambio di indice di riferimento hanno potuto godere del più vantaggioso PSV; al contrario, per i contratti nei quali le condizioni economiche non erano giunte scadenza le società sono state costrette ad applicare il precedente e meno conveniente indice PFOR. 

 

Per percepire al meglio le conseguenze di questa differenza di prezzo nel periodo ottobre-dicembre consideriamo questi dati relativi a due contratti con consumo pari a circa 400 metri cubi di gas. Nei contratti dove il prezzo è stato calcolato tramite il PSV la spesa per la materia prima si è attestata attorno ai 400 euro, nei contratti calcolati tramite il PFOR, invece, la spesa è arrivata a toccare i 1200 euro. 

6. Conclusione

Come si comprende la crisi energetica ha creato allarmismo e confusione ed il caro bolletta ha destato forti preoccupazioni per i consumatori. Ogni fenomeno complesso, come in questo caso, necessita di essere affrontato con attenzione e consapevolezza. Una corretta informazione da parte di tutti gli attori interessati senza dubbio aiuta a comprendere meglio le dinamiche eccezionali che sono occorse in questo mercato. 

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