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ILLECITA RIPRODUZIONE:
la Venere di Botticelli al banco dei 
testimoni
 

Articolo a cura di Giuseppe Bongiovanni, Maria Paola Lucca

Il connubio tra arte e moda appare una costante nel panorama culturale italiano, soprattutto considerando la ricchezza del nostro Paese in entrambi i campi. Una ricchezza che talvolta viene trascurata, ma che certamente è spesso invidiata all’estero. 

Proprio in questo contesto si è di recente aperto uno scontro – o per meglio dire un contenzioso – destinato a giungere dinanzi ai giudici italiani, chiamati a dirimere una controversia tra la Galleria degli Uffizi e la maison Jean Paul Gaultier.

1. Una nascita che non è passata inosservata

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La questione che vede come protagonisti il museo vasariano e la casa di moda francese si è aperta ad aprile, quando Jean Paul Gaultier, in occasione del défilé per la collezione Primavera/Estate 2022, ha proposto al pubblico la collezione Le Musée, consacrata proprio all’unione tra arte e moda. L’evento parigino non è certo passato inosservato agli occhi degli Uffizi, dal momento che su alcuni dei capi proposti in passerella era raffigurata la più celebre opera della Galleria: La nascita di Venere di Botticelli. Altri capi, poi, proponevano l'Adamo della Creazione di Michelangelo e le Tre Grazie di Rubens. 

Non è certamente il primo contenzioso che vede arte e moda come protagoniste: si pensi a quello – da poco giunto dinanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti – circa la foto della star Prince, realizzata da Lynn Goldsmith e poi utilizzata, senza autorizzazione, da Andy Warhol per una serie di stampe. 

Ancora 2

2. La Venere di Botticelli

La Venere di Botticelli è senz’altro uno dei dipinti più conosciuti al mondo. Secondo una ricerca della CNN si colloca, più precisamente, all’ottavo posto. Dipinto intorno al 1485 dall’artista fiorentino, questo quadro è comunemente noto come “La nascita di Venere”, anche se in realtà ad essere ritratto non è il momento della nascita della dea. Secondo il mito greco, il dio Crono, quando spodestò il padre Urano, lo evirò con la falce donatagli dalla madre Gea. I genitali del dio del Cielo caddero nel mare presso l’isola di Cipro: dal suo sangue nacquero le Erinni – dee della vendetta – mentre dalla schiuma nacque, appunto, Venere. 

Botticelli non rappresenta, dunque, il momento della nascita della dea, bensì il suo arrivo sull’isola di Citera, così come raccontato da Omero nel suo inno “Ad Afrodite”. È proprio da questo episodio che prende origine l’appellativo della dea, Citerea appunto.

L’artista dipinge la dea al centro della scena, ritraendola con un incarnato purissimo, che ci ricorda le gradazioni del marmo. Venere è ritratta a figura stante, nell’atto di coprire la sua natura con la lunghissima chioma, mentre una delle Ore – le dee delle stagioni – si appresta a coprirla con un mantello riccamente intessuto. La quasi totale nudità di Afrodite costituisce un elemento di differenziazione rispetto ad altre opere coeve, in cui il nudo non era ancora particolarmente diffuso. Botticelli, inoltre, dipinge l’opera su tela, anziché su tavola di legno, un materiale più economico e particolarmente comune nei dipinti destinati all’arredo di ville di campagna. 

Lo sguardo della dea dell’Amore osserva un punto indefinito, ed è proprio il suo marcato strabismo ad aver dato origine all’espressione “strabismo di Venere”. Mentre dal cielo piovono rose, così come raccontato nel mito, il dio del vento Zeffiro, cinto alla vita dalla brezza Aura, sospinge Venere verso le spiagge dorate di Citera. 

Dopo la morte avvenuta nel 1510, Botticelli venne dimenticato per quasi quattro secoli, per essere riscoperto sono nel tardo Ottocento. Difficilmente si sarebbe potuto immaginare la “sua” Venere su un capo di alta moda. 

3. Dalla tela alla passerella

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Come anticipato, la passerella di Gaultier non è passata inosservata alla Galleria che, fin da subito, ha inviato una diffida alla maison per aver utilizzato l’immagine del capolavoro, senza però concordare preventivamente le modalità dell’uso né pagare il canone dovuto, così come espressamente previsto dalla normativa italiana.

Il museo ha altresì diffuso un comunicato in merito, nel quale si legge che: “Gli stilisti usano regolarmente le nostre immagini e la maggior parte ha familiarità con la legge italiana, che afferma che qualsiasi uso di opere d’arte di proprietà pubblica deve essere autorizzato e pagato”.

Di fronte alla diffida da parte degli Uffizi, la maison non ha attuato alcun rimedio, di fatto ignorando il comunicato della Galleria, nel quale si intimava di ritirare dal mercato i capi d’abbigliamento con l’immagine della Venere o, in alternativa, di contattare il museo per giungere ad un accordo commerciale finalizzato a sanare l’abuso.

Sulla questione si è espressa anche la sottosegretaria al Ministero della Cultura, Lucia Borgonzoni, la quale – in un’intervista rilasciata all’agenzia CULT – ha sottolineato la necessità di controllare e gestire come vengano usate le immagini del nostro patrimonio culturale. “Questo – ha aggiunto – ne è un macro-esempio: la violazione […] è sotto gli occhi di tutti e bene hanno fatto gli Uffizi. […] In alcuni casi addirittura, oltre ad un uso improprio, viene sminuita l’importanza del monumento stesso, magari attraverso l’abbinamento a realtà non all’altezza dell’immagine utilizzata”.  

4. Il fondamento normativo della richiesta degli Uffizi

Ancora 4

A fondamento delle richieste avanzate dalla Galleria fiorentina vi sono principalmente due disposizioni del D.Lgs. 42/2004, il Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (CBC). 

L'art. 107 co. 1 del Codice, anzitutto, riserva alle amministrazioni – quali il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali – il potere di autorizzare “la riproduzione nonché l’uso strumentale e precario dei beni culturali che abbiano in consegna, fatte salve le disposizioni […] in materia di diritto d’autore”. 

L'art. 108 del Codice contempla la possibilità – purché non vi sia “scopo di lucro” – di riprodurre liberamente e gratuitamente i beni culturali di proprietà pubblica senza richiedere la preventiva autorizzazione. Ciononostante, la norma sancisce altresì che “i canoni di concessione ed i corrispettivi connessi alle riproduzioni di beni culturali sono determinati dall’autorità che ha in consegna i beni tenendo conto [tra i vari parametri] dei mezzi e delle modalità di esecuzione delle riproduzione, del tipo e del tempo di utilizzazione dei beni, dell’uso e della destinazione delle riproduzioni, nonché dei benefici che ne derivano al richiedente”. 

Il co. 2 della norma prevede, infine, che “i canoni e i corrispettivi sono corrisposti, di regola, in via anticipata”. 

Conclusione

Alla luce della normativa italiana, nonostante l'idea di Gaultier fosse quella di “portare il museo in strada” e di creare un “trittico del Rinascimento” mediante la riproduzione delle opere sopra menzionate, la pretesa degli Uffizi risulta fondata. 

Per giungere ad una soluzione, in mancanza di una transazione tra la Galleria e la maison, si dovrà attendere la pronuncia del Giudice, decisione che andrà a inserirsi in un contesto in cui le voci a favore di una libera riproduzione delle immagini non sono poi così flebili.

Sitografia:

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