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NON È UN DEBITO PER VECCHI

Next Generation EU e MES: Breve Analisi della Scienza delle Finanze Europea

Articolo a cura di Francesco Neri, Roberto Nolé, Giulia Serio, Giovanni Simeoni

Revisione Martina Chiappa, Francesco Neri, Saad Tarybqy, Vincenzo Terracciano

Ancora 1

1. Il MES: come funziona? (a cura di Roberto Nolè)

Il MES (Meccanismo Europeo di Stabilità), anche noto come Fondo Salva Stati, è un'organizzazione istituita nel febbraio del 2012 mediante un trattato intergovernativo con l’intento di fornire assistenza finanziaria ai Paesi Membri in temporanea difficoltà; al vertice del MES vi è il Consiglio dei Governatori, composto dai 19 Ministri delle Finanze degli Stati dell'area euro. Il Consiglio assume all'unanimità tutte le principali decisioni, ma può anche votare a maggioranza qualificata (85% dei membri) nel caso in cui la Commissione Europea e la BCE richiedano l'assunzione di decisioni urgenti.

Il MES attualmente vanta un capitale sottoscritto complessivo di 704,8 miliardi di euro, di cui 80,5 già versati dagli Stati Membri; il finanziamento avviene attraverso l’emissione di titoli obbligazionari sul mercato con scadenze variabili (da un minimo di un mese ad un massimo di 45 anni). I prestiti del MES godono di uno status creditizio secondo soltanto a quello del Fondo Monetario Internazionale: ciò permette all’organizzazione di indebitarsi a condizioni incredibilmente vantaggiose.

 

La riforma del MES è in gioco da diversi anni ed è stata pensata per rafforzare e semplificare le linee di credito del Fondo Salva-Stati.

Le direttrici d’azione sono principalmente incentrate su tre aree tematiche: le modalità con cui viene erogata assistenza finanziaria agli Stati Membri, le condizioni per ricevere tale assistenza e la funzione di backstop, ovverosia di sostegno emergenziale da parte del MES attraverso il Fondo di risoluzione unico (anche noto come fondo salva-banche).

La riforma aggiunge un ulteriore requisito per la concessione dell’assistenza finanziaria: oltre alla valutazione circa la sostenibilità del debito, va presa in considerazione anche la capacità del Paese richiedente di ripagare il prestito.

Come già accennato, la modifica del Trattato che disciplina il funzionamento del MES risponde altresì all’esigenza di fornire un backstop al Fondo di risoluzione unico: esso consentirebbe l’integrazione del Fondo stesso nel caso in cui le sue risorse non fossero sufficienti ad erogare finanziamenti a favore degli Stati Membri.

È prevista anche l’eliminazione del Memorandum d’intesa per il programma di aggiustamento economico, noto per aver imposto in passato condizioni rigidissime alla Grecia, e la sua sostituzione con una lettera d'intenti che assicuri il rispetto delle regole del Patto di stabilità.

La riforma del MES, già approvata dall’Eurogruppo ed in procinto di essere firmata da tutti gli Stati aderenti entro gennaio, non ha nulla a che vedere con la linea di credito d’emergenza creata in primavera per le spese sanitare volte a contrastare la pandemia da SARS-CoV-2.

Ad aprile, l’Eurogruppo ha approvato un pacchetto di misure per oltre 500 miliardi di euro interessanti tre strumenti: il MES, la BEI (Banca europea per gli investimenti) e lo Sure.

Come contemplato da questi accordi, il MES prevede delle condizionalità molto meno severe che in passato, a patto però che i Paesi Membri utilizzino solo le linee di credito precauzionali (ECCL) e lo facciano per coprire le spese sanitare e di prevenzione legate all’emergenza sanitaria; sarà possibile accedere al MES con queste modalità solo fino al termine della pandemia.

2. NextGeneration EU: un piano da 750 miliardi (a cura di Roberto Nolè)

Ancora 2

Accanto al MES, utilizzabile esclusivamente per fini sanitari e di contenimento della crisi pandemica, l’Unione Europea ha varato un piano constante di misure volte ad arginare i danni socioeconomici causati dall’emergenza sanitaria e per garantire una solida ripresa degli Stati Membri: il NextGeneration EU.

Il NextGeneration EU è un piano di 750 miliardi che sarà finanziato quasi interamente mediante l’emissione di titoli sui mercati da parte della Commissione Europea, usando come garanzia il bilancio comunitario.

 

Uno degli strumenti più importanti di questo piano è il Recovery and Reslience Facility, RRF, da cui l’abbreviazione impropria di Recovery Fund.

Il Piano di Ripresa e Resilienza metterà a disposizione 672,5 miliardi (360 miliardi in prestiti e 312,5 in sovvenzioni) per sostenere le riforme e gli investimenti effettuati dagli Stati Membri.
L’accordo è stato raggiunto a dicembre e questo strumento sarà operativo quando il Parlamento Europeo ed il Consiglio adotteranno il regolamento, comunque non prima che il testo sia stato tradotto in tutte le lingue degli Stati Membri ed abbia passato i controlli giuridici del caso.

Ben il 37% delle risorse del NextGeneration EU sono dedicate ad investimenti “green’’, volti a diversificare le risorse energetiche, ed il 20% alla digitalizzazione.

 

L’Italia è tra i maggiori beneficiari del NextGeneration EU: il Governo stima che arriveranno 81 miliardi in sussidi e 127 miliardi in prestiti. I 209 miliardi complessivi andranno impegnati entro il 2023 e spesi entro il 2026, sarà dunque importante definire in maniera analitica il piano nazionale di ripresa e resilienza per evitare di perdere una significativa opportunità di rilancio.

 

Il NextGeneration EU contempla anche lo stanziamento di 47,5 miliardi di euro destinati alla ripresa del progetto per la coesione e i territori d'Europa (REACT-EU), un’iniziativa che amplia le misure di risposta alla crisi mediante programmi di contrasto dell’impatto socioeconomico della pandemia, incentrati su politiche digitali e ‘’green’’.

Ulteriori fondi sono stati stanziati per altri progetti, quali ad esempio InvestEU, fondo dedicato agli investimenti pubblici e privati nei settori dell’ambiente e del digitale, e il Just Transition Fund, per sostenere i Paesi nella transizione ecologica.


Come ha ricordato la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Layen all’inaugurazione dell’anno accademico presso l’Università Bocconi, non è possibile trascurare il fatto che: «Le risorse di NextGeneration Eu non devono solo far ripartire l’economia: occorre anche fare in modo che evolva, occorre renderla più verde, più digitale e più resiliente».

3. Vantaggi e svantaggi del MES: la divisione della scena politica italiana (a cura di Giulia Serio)

Ancora 3

Ad oggi, l’Italia non ha ancora fatto richiesta al Pandemic crisis support. Tuttavia, nessun altro Paese europeo ha fatto domanda a tale fondo: in effetti, negli ultimi mesi, paesi come Portogallo, Spagna, Grecia e Francia hanno preso posizione sul tema, dicendosi non interessati a far ricorso al MES; la spiegazione di tale determinazione risiede probabilmente  nel generale calo dei tassi di interesse sui debiti sovrani dell’area euro, con la relativa riduzione dei costi di finanziamento sui mercati.

 

In generale, il MES non ha sempre goduto di una reputazione positiva, sulla base di quanto avvenuto negli anni passati. Difatti, dal 2012 – anno della sua nascita – ad oggi, il MES ha aiutato principalmente tre Paesi: Spagna (dicembre 2012), Cipro (maggio 2013) e Grecia (agosto 2015). Per quest’ultima, si trattava del secondo aiuto “europeo”, dopo quello del febbraio 2012 arrivato dall’European financial stability facility (Efsf), strumento temporaneo di sostegno creato nel 2010; nel 2011, l’Efsf aveva aiutato anche Irlanda e Portogallo.   

 

A generare un comune senso di timore quando si tratta di MES è proprio il ricordo del suo utilizzo in Grecia, poiché in quel caso, come sopra ricordato, il programma di aiuti erogati dall’Europa  è stato molto duro in termini di condizioni (riforme e tagli). 

 

Tuttavia, è opportuno ricordare che il Pandemic crisis support è un nuovo strumento, differente da quelli utilizzati in passato; inoltre, nessun Paese ha mai fatto accesso alle linee di credito precauzionali e dunque non sussistono concreti parametri che consentano di compiere confronti. Ebbene, il “bilanciamento” a livello normativo ed economico compiuto sinora fa ben capire quanto peso abbiano gli argomenti politici accanto a quelli finanziari sul futuro del ricorso al del MES nel nostro Paese.

Ancora 4

4. L’esperienza empirica dei bailout ESM (a cura di Francesco Neri)

La legittimità giuridica dell’ESM sollevò[VT1] [MC2]  sin da subito diversi dubbi, soprattutto in relazione all’assenza della previsione di automatismi nella concessione di loans in seno al Treaty on the Functioning of the European Union (TFEU). A tale lacuna normativa si cercò dapprima di supplire con un emendamento allo stesso TFEU, approvato dall’Europarlamento nel 2011; ciononostante, vista la lentezza dei parlamenti nazionali nel procedimento di ratifica dell’emendamento, i Paesi dell’eurozona scelsero di accelerare i tempi e procedettero ( 2012) alla firma del Treaty Establishing the European Stability Mechanism, ratificato da un numero sufficiente di Stati contributori, il 27 settembre del medesimo anno. [VT3] 

 

La ragione di tanta solerzia non può che trovarsi nelle drammatiche condizioni in cui versava la Grecia ormai dal 2009: già nel 2010 il premier ellenico Papandreou aveva concordato un bailout ammontante a 72,8 miliardi di euro, eppure, a distanza di due anni, emergeva chiara la necessità di un nuovo imponente prestito per supplire alla crisi di liquidità di Atene, ormai impossibilitata a finanziare il proprio debito sul mercato se non a tassi di interesse proibitivi e quindi in deficit di liquidità, ovvero di nuovo a rischio di default. Ebbene, il nuovo bailout sotto l’egida della Troika (Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale) ammontò a 150 miliardi di euro e fu in gran parte garantito dallo European Financial Stability Facility (EFSF), predecessore dell’ESM e rispetto a questo dotato di meno risorse.

 

L’epidemia della crisi del debito sovrano sembrava estendersi inesorabilmente ad altri Paesi come, ad esempio, Portogallo e Romania; questa constatazione mosse la determinazione a creare un’organizzazione internazionale finalizzata ad occuparsi esclusivamente e sistematicamente dei bailout che si fossero resi necessari nell’eurozona; con la propria sola presenza, essa avrebbe rassicurato mercati ed investitori ed avrebbe contribuito a contenere l’ascesa dei tassi di interesse sui sovereign loans dei Paesi con gli spread più alti.

 

Così fu: come precedentemente accennato, nel 2015 la Grecia dovette ricorrere a un terzo bailout per 86 miliardi di euro, nel 2016 l’Ungheria beneficiò di un prestito di 15,6 miliardi, nel 2011 furono concessi 68,2 miliardi all’Irlanda, nel 2011 76,8 al Portogallo, nel 2012 41,3 alla Spagna. In tutti questi casi, come previsto dal TEESM, l’accesso alla linea di credito fu subordinato alla firma di memoranda of understanding, ovvero al concordato fra Paese debitore e Troika circa le riforme strutturali da concretizzare in un congruo arco di tempo. Nella quasi totalità dei casi, esse si sostanziarono in provvedimenti quali il contenimento della spesa pensionistica e previdenziale, la ricapitalizzazione degli istituti bancari, l’efficientamento del sistema giudiziario ed amministrativo, il taglio di svariate voci della spesa pubblica ed altri ancora.

 

Ancora, vi fu l’accettazione dei parametri macroeconomici imposti dal Treaty on Stability, Coordination and Governance in the Economic and Monetary Union, meglio noto come European Fiscal Compact - di cui pure è stata sospesa temporaneamente l’osservanza in ragione del surplus di indebitamento reso necessario dagli strascichi economici della crisi pandemica -.

 

Ricorrendo a una visione di prospettiva, è indubbio che si siano verificati alcuni eccessi nell’imposta austerità di bilancio quali, ad esempio, quelli riconosciuti dal Presidente Junker rispetto al bailout concordato con il premier ellenico Tsipras nel 2015, eccessi i cui costi sociali sono stati ingenti; ciò premesso, sono innegabili i benefici di medio periodo apportati fattori quali il temperamento del differenziale dei tassi di interesse sul debito pubblico, il miglioramento della qualità della spesa pubblica indotto dal suo contingentamento e riforme strutturali di sistema (in particolare, quelle inerenti il settore della giustizia).

A dimostrazione di ciò, è possibile ricordare la virtuosa tendenza (precedente alla pandemia) dei dati macroeconomici ellenici: nel Paese dalla più aspra esperienza di Memoranda di brand Troika, il gradiente annuale di gdp è risultato positivo a partire dal 2017 e nel 2018-2019 è stato di circa il 2%, il rapporto fra debito sovrano e gdp è inoltre diminuito.

Ancora 5

5. Focus sulle misure monetarie dell’Eurosistema in risposta alle emergenze (a cura di Giovanni Simeoni)

Dopo aver compreso quali siano i meccanismi economici potenzialmente attuabili o messi in atto dall’Unione Europea in fase di crisi, come quella sanitaria attuale, è necessario trattare quali possano essere invece le misure finanziarie e monetarie realizzabili e concretamente messe in pratica dalla Banca Centrale Europea. È opportuno suddividere tali provvedimenti in due fondamentali categorie: vi sono da un lato le c.d.  manovre di “implementazione” di strumenti preesistenti, dall’altro vi sono le manovre di “creazione” di nuovi programmi specificatamente disposti per l’emergenza sanitaria ed economica.

 

Ancora, a rientrare nella prima categoria sono due interventi implementativi nei confronti di due programmi già in funzionamento: l’APP e il TLTRO-III.

 

L’APP (Asset Purchase Programme) è un programma di acquisto di titoli pubblici e privati dell’Eurosistema messo in atto dalla BCE a seguito della crisi finanziaria del 2008. Il fine principale di tale intervento è il mantenimento dell’inflazione il più vicino possibile al 2% e, inoltre, quello di promuovere la liquidità, i prestiti da parte degli istituti creditizi e gli investimenti da parte di famiglie e di imprese; in ultima istanza, esso si prefigge il vasto obiettivo di “stimolare l’economia in generale”. Tale scopo viene raggiunto nella seguente maniera: la Banca Centrale Europea crea moneta a debito in modo da poterla utilizzare per acquistare titoli di stato e titoli privati; come diretta conseguenza dell’asta, il prezzo dei titoli acquistati aumenta e viene immessa moneta nel sistema bancario. L’effetto generato è quello di ridurre i tassi di interesse, rendendo così i prestiti meno costosi per i singoli cittadini e per le imprese, che sono dunque incentivati a richiedere denaro alle banche (con il conseguente aumento dei consumi e degli investimenti). Ciò conduce ad una crescita economica e ad un aumento dell’offerta di lavoro, fattori chiave per l’ottenimento di un’espansione dei prezzi (almeno fino a che, nel medio termine, non si stabilizzino al 2%). Quando il suddetto programma è stato lanciato, esso prevedeva un acquisto mensile di titoli per 20 miliardi di euro; dalla conferenza del 12 marzo la BCE ha annunciato un accostamento all’ammontare precedente di altri 120 miliardi di euro almeno fino alla fine del 2020.

 

La seconda categoria di interventi di “implementazione” riguarda le TLTRO-III, ossia la terza tranche di una serie di provvedimenti non convenzionali di politica monetaria espansiva messi in atto dalla Bce a partire da giugno 2014 (e dlla durata di 4 anni l’uno). Tali misure monetarie rientrano nella categoria dei Targeted Longer-Term Refinancing Operations, ovverosia operazioni di finanziamento a lungo termine e mirate, il cui scopo fondamentale è quello di immettere denaro all’interno del sistema bancario attraverso prestiti agevolati, ai quali le banche dell’Eurozona possono accedere a condizione che tale denaro venga da loro impiegato per finanziare privati e aziende. Il meccanismo risulta ancor più interessante considerando che maggiore è il numero dei prestiti concessi dalle banche a famiglie e aziende, maggiore è la quantità di denaro prestata alle banche dalla BCE e minore è il tasso d’interesse al quale le banche dovranno ripagare la BCE stessa. Nello specifico, le TLTRO-III sono state annunciate a marzo 2019 e inizialmente dovevano essere costituite da sette operazioni con cadenza trimestrale. Tuttavia, la BCE, per fronteggiare le contrazioni dell’economia dovute alla crisi sanitaria, ha dovuto modificare le condizioni originarie come segue: sono state aggiunte tre operazioni della durata di 3 anni, da svolgere tra giugno e dicembre 2021, il limite massimo di finanziamenti richiedibili è stato raddoppiato e, infine, i tassi di interesse nel periodo tra giugno 2020 e giugno 2022 sono stati ridotti di 50 punti base (special interest rate period).

 

Gli interventi della Banca Centrale Europea che possono essere considerati di “creazione” sono essenzialmente due: il PEPP e i PELTRO.

Il primo di questi due programmi, il PEPP o Pandemic emergency purchase programme, annunciato il 18 marzo 2020, costituisce una forma temporanea di acquisto di titoli pubblici e privati dal funzionamento molto simile al già osservato Asset Purchase Programme. Obiettivo principale del programma è il tentativo di frenare il tracollo economico dal quale l’Europa è stata travolta per via della diffusione del virus Covid-19, va quindi rilevato che gli elementi caratterizzanti questo intervento sono due: da un lato la quantità di denaro disposta dalla BCE, pari dal 10 dicembre a 1850 miliardi di euro, dall’altro la flessibilità. Il PEPP può infatti essere ritenuto flessibile soprattutto in relazione ai titoli di stato della Grecia, i quali sono stati giudicati ammissibili a tale programma in deroga ai criteri in vigore per le altre operazioni di acquisto di titoli pubblici e privati.

 

Infine, l’ultimo meccanismo messo in atto dalla BCE è costituito dai PELTRO, ossia Pandemic Emergency Longer-Term Refinancing Operations. Tale programma di finanziamento a lungo termine, introdotto il 30 aprile 2020, è costituito da sette operazioni, il cui scopo principale è sostenere le condizioni di solvenza del sistema finanziario immettendo liquidità nel sistema bancario dell’Eurozona.

6. Bibliografia e Sitografia

​PARAGRAFO 1

  1. Meccanismo Europeo di Stabilità https://eur-lex.europa.eu/summary/glossary/european_stability_mechanism.html?locale=it

  2. Meccanismo europeo di stabilità (MES - European Stability Mechanism, ESM) e la sua riforma https://www.bancaditalia.it/media/fact/2019/mes_riforma/index.html

  3. Audizione sul funzionamento del Meccanismo europeo di stabilità e sulle sue prospettive di riforma https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2019/visco-audizione-4122019.pdf

  4. L’accordo europeo ai raggi X tra MES, Sure e BEI https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/laccordo-europeo-ai-raggi-x-25752

  5. Riforma Mes: cos'è, cosa prevede e cosa cambia, approvata Ue Italia https://www.theitaliantimes.it/2020/12/10/mes-eurogruppo-approva-riforma-cos-e-cosa-cambia-cosa-prevede/

  6. TESTO A FRONTE DEL TRATTATO CHE ISTITUISCE IL MECCANISMO EUROPEO DI STABILITAÌ€ (LEGGE N. 116 DEL 23 LUGLIO 2012) CON LA BOZZA DEL MEDESIMO TRATTATO MODIFICATO, COME CONCORDATA DALL'EUROGRUPPO IL 14 GIUGNO 2019 https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/01132364.pdf

 

PARAGRAFO 2

  1. Recovery Fund e Next Generation Eu, il piano per l’Europa spiegato punto per punto https://www.corriere.it/economia/aziende/cards/next-generation-eu-piano-l-europa-spiegato-punto-punto/svolta.shtml

  2. Recovery Fund, Recovery Plan, Next Generation EU: cosa significano e quali sono le differenze, https://quifinanza.it/info-utili/video/recovery-fund-significato/445003/

  3. Recovery and Resilience Facility, https://ec.europa.eu/info/business-economy-euro/recovery-coronavirus/recovery-and-resilience-facility_it

  4. Von der Leyen (Ue): «Next generation avrà successo solo se l’’Italia prende palla» https://www.ilsole24ore.com/art/von-der-leyen-ue-next-generation-avra-successo-solo-se-l-italia-prende-palla-ADaDAC5

​

PARAGRAFO 3

  1. 10 domande e risposte sul Mes e il Pandemic crisis support, https://www.valigiablu.it/mes-pandemic-crisi 

​

PARAGRAFO 4

  1. “L’età postatlantica”, Castelvecchi editore, Isola del Liri (2017)

​

PARAGRAFO 5

  1. Cristiana Gagliarducci “Cos’è il Quantitative Easing (QE) e come funziona? La guida”, money.it, 4 agosto 2020, https://www.money.it/Cos-e-Quantitative-Easing-QE-significato, <ultimo accesso 3 gennaio 2021>;

  2. “Programmi di acquisto di titoli pubblici e privati dell'Eurosistema”, Sito istituzionale della Banca D’Italia, https://www.bancaditalia.it/compiti/polmon-garanzie/pspp/index.html; <ultimo accesso 3 gennaio 2021>;

  3. “How quantitative easing works”, Sito istituzionale Banca Centrale Europea, https://www.ecb.europa.eu/explainers/show-me/html/app_infographic.en.html, <ultimo accesso 3 gennaio 2021>;

  4. “La BCE lancia il terzo programma TLTRO: cos’è e a cosa serve?”, Familybanker.it, 18 aprile 2019, https://www.familybanker.it/blog/bce-lancia-terzo-programma-tltro/, <ultimo accesso 3 gennaio 2021>;

  5. “Il TLTRO in 5 punti”, am.pictet,  https://www.am.pictet/it/blog/articoli/guida-alla-finanza/il-tltro-in-5-punti, <ultimo accesso 3 gennaio 2021>;

  6. “ECB prolongs support via targeted lending operations for banks that lend to the real economy”, Sito istituzionale Banca Centrale Europea, https://www.ecb.europa.eu/press/pr/date/2020/html/ecb.pr201210_1~e8e95af01c.en.html, <ultimo accesso 3 gennaio 2021>;

  7. Cristiana Gagliarducci, “Cos’è il PEPP della BCE e come funziona? La guida completa”, money.it, 4 giugno 2020 https://www.money.it/cos-e-PEPP-della-BCE-come-funziona-significato-guida, <ultimo accesso 3 gennaio 2021>;

  8. “ECB announces new pandemic emergency longer-term refinancing operations”, Sito istituzionale Banca Centrale Europea, https://www.ecb.europa.eu/ress/pr/date/2020/html/ecb.pr200430_1~477f400e39.en.html, <ultimo accesso 3 gennaio 2021>.

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